Il preconsuntivo 2015 mette in evidenza una discontinuità nel trend di recupero manifestato a metà anno. Comunque, per l’industria della gioielleria si stima un +6/7% in termini nominali rispetto al 2014. Un recupero ancora importante anche se persistono criticità nel reperimento delle risorse finanziarie (nonostante i bassi tassi di interesse assicurati dalla BCE). E’ un recupero superiore a quello dell’industria italiana complessiva (+1,4%). Quest’ultimo ha trovato le spinte maggiori dal comparto automobilistico (compreso l’indotto) e dalle imprese multinazionali. Due spinte estranee alla congiuntura orafa. L’aumento delle vendite di oreficeria italiana è ancora trainato dalla domanda estera. In questo quadro generale, le esportazioni nei primi otto mesi 2015 sono cresciute in termini nominali del +12,4% rispetto al corrispondente periodo di un anno prima (fonte Isttat). Un aumento che però è alimentato – tra l’altro – dalle fluttuazioni delle valute internazionali verso l’euro e, in particolare, dal rincaro delle materie prime preziose denominate in euro. In termini reali quindi la crescita è stimata intorno al +5/6%. E’ quanto emerge anche dalle rilevazioni della Fondazione Altagamma estese al più vasto mercato dei “beni di lusso”. Per questi, il 2015 è stato definito come ”l’anno dei record”. Ma attenzione, ha ricordato il vice presidente della Fondazione Armando Branchini: “chi si accontenta dei risultati di oggi, non si prepara ad affrontare il domani”. Quanto alle destinazioni dei gioielli esportati (in valori nominali) sono confermati i rialzi degli acquisti dei 20 principali paesi clienti (Svizzera, Hong Kong, Francia e altri), con l’eccezione del nuovo arretramento, in agosto 2015, degli Emirati Arabi. In tempi recenti anche i consumi interni hanno presentato recuperi (+6,6% nei primi otto mesi 2015), grazie anche alla crescita della capacità di spesa delle famiglie. Di qui un miglioramento del clima di fiducia dei consumatori. Gli aumenti dei consumi e le ricostituzione di scorte presso le catene distributive hanno stimolato anche le importazioni. Nei primi otto mesi hanno segnato un balzo in su del +48,5%, a una cifra che rappresenta il 42,4% delle esportazioni (era al 16% all’inizio del nuovo secolo). Su scala internazionale, i consumi di oro in gioielleria nel terzo trimestre 2015 hanno recuperato (per effetto soprattutto di ricostituzioni di scorte) un +6% in quantità (anno su anno). Ma nel complesso dei primi nove mesi dell’anno, i consumi, sempre in quantità, rimangono ancora inferiori (-3,2%) a quelli di un anno prima per effetto delle flessioni (-13,2%) registrate nei primi due trimestri (fonte WGC). Flessioni che riflettono un indebolimento della domanda mondiale, in particolare quella dei paesi emergenti (India esclusa). Tuttavia, per le esportazioni orafe, i paesi emergenti appaiono meno importanti di quanto non lo siano per l’export complessivo italiano.
(Franco Marchesini)